San Giuseppe di Copertino

Messaggio presidente Giuseppe Renis-Anno sociale 2022

Ho sempre vissuto il mio impegno per Copertino tra la gente. Del mio paese conosco gli umori, le mode, il carattere, le speranze, le preoccupazioni, i vizi e le virtù, di ieri e di oggi. Avendo assunto l’impegno, come Comitato Festa, a realizzare anche quest’anno le celebrazioni per il nostro Santo, ci siamo subito dati da fare per reperire le risorse secondo il metodo tradizionale della questua. Dopo questi due anni sciagurati, funestati dalla terribile pandemia, ci siamo accorti però che molte cose sono cambiate. Soprattutto tra i più giovani. Mentre per una generazione più avanti negli anni, la Festa resta un grande evento cui è etico e sentito l’impegno a contribuire, per i più giovani tutto ha smarrito il suo senso. Abbiamo riscontrato molta indifferenza al nostro impegno e sacrificio di volontari. Questo ci ha sorpresi e mortificati non poco. Riflettendo ho pensato che l’antico senso di questo evento, il desiderio di contribuire in nome della collettività, il rispetto e l’affetto per le tradizioni, si stiano gradualmente smarrendo. Ciò apre a preoccupazioni per il futuro. Da un lato duole vedere questa mutazione sostanziale da parte della collettività. Dall’altro ciò finirà inevitabilmente col mettere in pericolo la sopravvivenza stessa di una storia tanto antica quanto importante per la nostra comunità cittadina. Noi del comitato guardandoci intorno vediamo solo la nostra generazione, e chi ci ha preceduti, a sostenere la fatica economica ed organizzativa di questo evento. Questo preoccupante avanzare dell’indifferenza ci inquieta e ci amareggia. Ci auguriamo vivamente che sempre più giovani riscoprano non solo il senso di questa tradizione, ma soprattutto il senso di appartenenza ad una comunità. Senso che ci pare quasi del tutto scomparso. E questo è un problema più ampio e socialmente rilevante. Non si può essere spettatori inerti alla fine di una lunga storia. L’unica strada che possiamo indicare in base alla nostra conoscenza del territorio e delle persone, è uno straordinario impegno collettivo. Ciascuno dal proprio canto faccia la propria parte. Come avvenuto sinora, la sinergia con le istituzioni deve restare forte. Ma non solo con uno sguardo al presente ed agli impegni imminenti. Occorre uno sguardo altruistico e attento al futuro. Noi del Comitato abbiamo fatto e continueremo a fare la nostra parte. Ma gli eventi, le tradizioni, hanno un ciclo vitale più lungo. Spetta a chi vive il presente pianificare il futuro con impegno e responsabilità. Una stretta collaborazione tra la Diocesi di Nardò-Gallipoli, i Frati, L’Amministrazione Comunale ed il Comitato Festa è già un’esperienza consolidata. E’ in questa direzione che occorre continuare, mirando ad una costante e serena cooperazione territoriale. Con un occhio al passato sicuramente. Ma l’altro al futuro. ASSOCIAZIONE “ SAN GIUSEPPE DESA – ILSANTO DEI VOLI” COMITATO FESTA ANNO 2022 IL PRESIDENTE GIUSEPPE RENIS

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La storia di Copertino

I centri di origine medioevale, come Copertino hanno una origine molto discussa e spesso non ci sono delle dimostrazioni storiche certe. La tradizione vuole che la cittadina sia sorta intorno al 500 600 dopo Cristo, gli abitanti che vivevano sparsi nei casali di Mollone, Casole, Cigliano e Cambrò si riunirono e fondarono il piccolo centro urbano originario. Probabilmente tale realtà si sviluppo dopo, e solo nel 900, in seguito alle invasioni e alle aggressioni di arabi, e saraceni in particolar modo. L’agglomerato urbano preesisteva, infatti Copertino deve le sue origini definitivamente ai bizantini, gli abitanti sopravvissuti alle scorrerie e alle violenze saracene dettero vita ad una comunità nuova denominata “cittadella”, e poi, in un momento successivo la piccola neonata urbe fu chiamata “Conventino”, quindi “Cupertino” e in fine con il nome odierno di Copertino. Lo stemma di Copertino è rappresentato da un albero di pino con le radici in evidenza, e con al fianco del tronco le lettere C e P che significano Convento Populorum. Alla dominazione bizantina seguono le dinastie normanna, sveva e angioina. Forte risulta essere l’influenza di queste dinastie, specie nell’architettura religiosa. I Normanni per esempio fecero edificare un tempio di rito latino: la chiesa matrice, solo per contrapporlo al tempio di San Nicola che è di rito greco. Lo svevo Manfredi fece poi dedicare la stessa chiesa alla Vergine delle Nevi. Nella seconda metà del Duecento l’esercito di Carlo d’Angiò sconfisse gli Svevi e il casale di Copertino passò a Guido e Filippo De Pratis. Poi passò a Gualtieri di Brienne, che volle che il maschio venisse completato, erano gli svevi ad averlo iniziato. Quindi successero i d’Enghien. Con questi il territorio circostante a Copertino divenne contea, e Copertino capoluogo. Verso la fine del XIV secolo la popolazione era raggruppata in Universitas per motivi legati al rapporto politico che intercorreva tra il potere del popolo e gli interessi dei feudatari. Al fianco delle Universitas e contro i feudatari si poneva anche il clero contrario al regime di privilegi instaurato. Sul finire del ‘400 e durante la prima parte del ‘500 Copertino era diventato importante da un punto di vista commerciale. Gli uliveti e la enorme produzione di olio permetteva di prosperare e arricchirsi: l’olio veniva trasportato nella vicina cittadina portuale di Gallipoli e poi veniva spedito nei paesi del Nord Europa. La popolazione cominciò a concentrarsi intorno a Copertino e la curva demografica registrò una impennata. Nel 1400 Copertino fu conquistata dagli Aragonesi. Nel 1498 fu ceduta ai Castriota Scanderberg e grazie a questi durante la prima metà del 1500 Copertino risorse, vivendo uno dei periodi piu fiorenti della sua storia.Giovanni Castriota fece ristrutturare il complesso monastico di Casole. Suo fratello Alfonso rinforzò ed estese la cinta muraria, fece erigere il Monastero di Santa Chiara e soprattutto ampliò il vecchio maniero. Allo stesso modo importante fu la crescita dell’edilizia civile. Con la scomparsa dei Castriota, Copertino passò al Viceregno spagnolo. La contea di Copertino fu acquistata all’asta nel 1557 da Vittoria D’Oria; passò quindi a Giulio Cesare e nel 1582 alla sorella Livia. Nel XVI secolo Copertino godeva ancora di un elevato benessere. Il Rinascimento influenzerà l’architettura civile e religiosa: si edificarono sontuosi e nobiliari palazzi, i francescani edificarono un secondo convento: la grancia della Grottella. Lo sviluppo e la estensione dell’umanesimo spinsero laici e clero a costituire un Ospedale utile per le richieste di forestieri ed erranti, di ammalati e bisognosi. Nel 1580 a Copertino sorse la prima tipografia stabile di tutta la Terra d’Otranto. Nel frattempo agli Squarciafico erano subentrati i Pignatelli che conservarono il loro potere fino al sovvertimento della feudalità. Nel Seicento Copertino visse i fasti della storia grazie ai miracoli di fra Giuseppe Desa da Copertino. Un francescano dai prodigi eccezionali che la Chiesa innalzò alla gloria dell’altare. Il Settecento fu caratterizzato invece da carenze e scarsità, dalle epidemie e dai contagi, dal terremoto e in fine dalla oppressione fiscale dei Borbone. La rivoluzione napoletana nel 1799 spalancò le porte del Regno di Napoli ai Francesi. In teoria svanirono i soprusi e e le prepotenze feudali ma di fatto perdurarono tirannia e maltrattamenti di chi non accettava di essere stato spogliato di tanto benessere. Il matrimonio tra Francesca Paolina Pignatelli ed Angelo Granito di Belmonte costituì l’ultimo segno di feudalità, ormai senza potere. Per Copertino inizia l’età contemporanea. Un prolungato e pesante cammino che riguarderà tutto l’0ttocento,necessario per liberarsi da quella eredità del feudalesimo che aveva limitato sapere ed energie dei suoi uomini. Dopo l’unificazione della nazione Copertino dovrà fronteggiare una ulteriore e impegnativa fase di sviluppo. Fu bonificato il centro urbano, le strade divennero finalmente praticabili. Sarà adottato un codice, saranno introdotte delle regole che cominceranno a segnare l’inizio del vivere civile. Sorge un circolo culturale, un teatro, le strade sono illuminate con lampioni a petrolio, nasce la città borghese.

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